Tre giusti by Nikolàj Leskóv

Tre giusti by Nikolàj Leskóv

autore:Nikolàj Leskóv
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marcos y Marcos
pubblicato: 2023-11-03T00:00:00+00:00


14

«Così, dopo queste trattative, ci eravam messi all’opera. La mattina dopo avevamo armato la grande barca del padrone e avevamo portato l’inglese sulla riva della città: lì, lui e l’isografo Sevast’jàn erano montati su un calesse e erano rotolati fino al monastero e, un’ora e un po’ dopo, vediamo arrivare il nostro isografo e in mano ha un foglio di carta colla copia dell’icona.

Gli avevamo chiesto: ‘L’hai vista, caro, puoi farne adesso una copia?’

‘L’ho vista’ aveva risposto lui ‘ne faccio una copia, solo forse i colori verranno un po’ troppo vivi, ma questo non è un problema, quando portano poi qua l’icona in un attimo riduco la vivacità dei colori’.

‘Carissimo’ l’avevamo pregato ‘metticela tutta’.

‘State tranquilli’ aveva risposto ‘ce la metto tutta’.

E come l’avevamo portato dalla nostra parte del fiume si era messo subito al lavoro e al tramonto sulla sua tela era saltato fuori l’angelo, simile come due gocce d’acqua al nostro sigillato, solo che i colori erano un po’ più vivi.

Alla sera anche l’orafo aveva portato il nuovo rivestimento, che era stato fatto secondo le misure prese in precedenza.

Era poi venuto il momento più pericoloso del nostro furto.

Noi, si capisce, eravamo pronti a tutto, e prima di sera avevamo pregato e aspettavamo il momento buono, e non appena dall’altra riva, dal monastero, si erano sentiti i rintocchi della campana che annunciavano la funzione notturna, eravamo saliti in tre su una piccola barca: io, nonno Marój e zio Lukà. Nonno Marój aveva preso con sé l’ascia, uno scalpello, una leva e una corda, per somigliare di più a un ladro, e eravamo sbarcati sotto il muro di cinta del monastero.

Le tenebre, in quel periodo dell’anno, si capisce, vengono presto, e la notte, anche se era luna piena, era buia, una vera notte da ladri.

Arrivati, Marój e Lukà mi avevano lasciato sulla riva a stare attento alla barca e loro erano penetrati nel monastero. Io avevo tirato i remi in barca, e ero rimasto lì tenendo il capo di una corda e aspettando impaziente che, appena Lukà fosse entrato in barca, si potesse ripartire. Il tempo mi sembrava non passasse mai, tormentato dai dubbi su come sarebbe finita la cosa: saremmo riusciti a concludere il nostro furto prima che finisse la funzione notturna? Avevo l’impressione che fosse passato chissà quanto tempo; e l’oscurità era terribile, tirava il vento, e al posto della pioggia veniva giù una neve bagnata e la barca dondolava per via del vento e io, servo del male, riscaldatomi un po’ nel mio pastrano, sonnecchiavo. Solo che all’improvviso avevo sentito un colpo alla barca, che aveva cominciato a ondeggiare. Mi ero riscosso e avevo visto che sulla barca c’era zio Lukà che con una voce strozzata che non sembrava la sua mi aveva detto: ‘Rema’.

Avevo preso i remi, ma ero tanto agitato che non riuscivo a infilarli negli scalmi. Alla fine ci ero riuscito e mi ero staccato dalla riva e gli avevo detto: ‘L’avete preso, zio, l’angelo?’

‘È con me, rema più forte’.

‘Raccontami’ avevo chiesto ‘come avete fatto?’

‘Proprio così come avevamo detto’.



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